Estratto da MarieClaire di Aprile 2012
...Anche l’Italia è allineata: «Insoddisfazione verso se stesse e ansia
si proiettano sul proprio aspetto. Da noi si assiste a un incremento
delle vittime del dieting (diete ripetute con relativi
fallimenti) e di una percezione del proprio corpo alterata e che si
discosta da quella reale», sottolinea Monica Pirola, psicologa del comportamento alimentare (monicapirola.com).
«Il problema coinvolge soprattutto le donne e le motivazioni devono
essere ricercate nella propria storia personale, nella persistenza di
conflitti emotivi, anche associati a un’infanzia o un’adolescenza con
forme lievi di anoressia o bulimia. Anche quando la questione cibo è
risolta, il rapporto con il peso resta conflittuale».
Leggere le emozioni.
Per chi è in evidente sovrappeso e chi si sente grassa esiste
l’anti-dieta. «Si tratta di un approccio cognitivo-comportamentale
anziché alimentare», spiega Pirola. «Dal colloquio
clinico in cui si analizzano le motivazioni che spingono a tuffarsi sul
cibo si passa alla compilazione del diario alimentare che include
appunti su sensazioni e pensieri correlati ai pasti. Inoltre si analizza
la percezione della propria immagine corporea, sempre alterata, per
migliorarla e finalmente riconciliarsi con il proprio aspetto. Rientra
infatti nella terapia la propria valorizzazione estetica, come andare
dal parrucchiere, dall’estetista, sottoporsi a massaggi che fanno bene
anche all’umore. Infine, mettere la bilancia in soffitta e iniziare un
programma di movimento soft e privo di stress».
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