venerdì 24 gennaio 2014

EMOTIONAL EATING: COS'E'?

Cos'è l'Emotional Eating?

Questo articolo di Silvia Nava ce lo spiega bene!




Nonostante l’impegno e la forza di volontà, rendere duraturi gli effetti di una dieta è spesso un’ardua impresa...ad un certo punto l’ago della bilancia ricomincia a salire, e noi a chiederci dove e quando abbiamo sbagliato.

La risposta? Emotional eating, più comunemente detta fame emotiva.

Si tratta di un meccanismo che ci spinge a considerare il cibo come un conforto, un’ancora cui aggrapparsi di fronte a emozioni e difficoltà. Questo tipo di fame non nasce infatti per esigenze del corpo, bensì per esigenze della mente. 
A soffrirne sono in molti: persone che per stare in forma si ripropongono di mangiare in modo sano e senza eccessi, a pranzo si siedono giudiziose e determinate davanti a un piatto di insalata, ma poi inspiegabilmente non riescono a resistere a un dolce glassato.

Inutile dare la colpa allo stomaco. In primo luogo perché, se si segue un regime alimentare equilibrato e completo, è molto improbabile ridursi a una fame tanto incontrollabile: un organismo sano può resistere a digiuno senza problemi per 42 ore, figuriamoci per 2 o 3!

In secondo luogo, la vera fame fisica manda sì impulsi molto forti, ma non verso dolcetti e patatine. Basta pensare a ciò che si avverte dopo aver fatto sport in modo intenso: il primo pensiero è fiondarsi su un piatto di pasta o una bella bistecca, non su una merendina al cioccolato!

È facile intuire quindi che lo stimolo è un altro. Una sorta di “fantasma dello stomaco”, che inizia a inviare fastidiosi segnali nelle occasioni più diverse: quando siamo sotto pressione per un esame o un lavoro importante, quando siamo preoccupati per i figli usciti in motorino, quando siamo arrabbiati con il partner o tristi per una delusione, perfino quando scopriamo una multa sul parabrezza!

Le radici di questo meccanismo vanno ricercate nei primissimi anni dell’infanzia, quando il latte materno dava conforto ai nostri pianti nella culla. Questo ci spingeva a considerare il cibo come soluzione a dolori e dispiaceri, e inconsciamente l’equazione si ripropone anche in età adulta. 
Le sensazioni di disagio vengono registrate dal cervello come segnali di difficoltà, e a questo punto la risposta emotiva scatta immediata: lo stomaco brontola, la voglia di quella brioches sale alle stelle… e la forza di volontà cede.

Poi, i sensi di colpa si fanno sentire, ma sul momento sembra impossibile resistere, anche se non è certo la prima volta. Questo perché, quando scatta la fame emotiva, ogni barlume di razionalità scompare, sopraffatto dalla necessità di un conforto immediato. È una sensazione molto simile a quella provata dai fumatori nel momento di accendersi l’agognata sigaretta, e al pari del fumo va considerata una dipendenza psicologica, anche se meno dannosa.

Non si tratta però di una dipendenza irrisolvibile: riuscire a controllare la fame emotiva è possibile, ma ci vuole metodo.

In primo luogo è necessario imparare a riconoscere la fame emotiva dalla fame fisica, prestando attenzione alle 6 differenze tra le due. Eccole:


1.La fame fisica nasce piano e aumenta gradualmente, mentre quella emotiva scoppia all’improvviso con un’elevata intensità.

2.La fame emotiva richiede un’immediata soddisfazione con il cibo, mentre la fame fisica è più sopportabile e “paziente”.

3.La fame fisica è un bisogno concreto del corpo, che una volta soddisfatte le necessità interrompe lo stimolo e comunica sazietà. La fame emotiva invece è più difficile da placare, perché l’impulso continua fino all’esaurimento della fonte di emotività che l’ha fatto scattare.

4.Quando si ha fisicamente fame, qualsiasi cibo è ben accetto, e anche un piatto di carote può sembrare delizioso. La fame emotiva, invece, spinge a desiderare solo quel tipo di cibo, generalmente dolce o molto saporito, che la mente individua come consolatorio (e qui ognuno ha la sua personale passione, inutile negarlo!)

5.Soddisfare la fame fisica non comporta sensi di colpa, mentre dopo un’abbuffata emotiva è inevitabile ripromettersi di riuscire a resistere la volta successiva.

6.La fame emotiva, ovviamente, deriva da un bisogno psicologico, quella fisica da una necessità corporea.  
Queste differenze sono molto utili per imparare a riconoscere la fame emotiva, ma per valutarne l’intensità è necessario porsi alcune domande personali: quante volte riesco a riconoscere la fame emotiva? Quante volte la scambio per fame fisica? Quale delle due ha la prevalenza nella mia giornata? Quante volte riesco a resistere alla fame emotiva, e in quale altro modo trovo soddisfazione?

Una volta delineato il quadro della situazione, affrontarla sarà più facile.

Per sconfiggere la fame emotiva bisogna riuscire a scoprire i motivi profondi che la scatenano: molte volte, infatti, essa compare a seguito di alcuni cambiamenti nella vita quotidiana, affettiva o lavorativa.

http://www.miadieta.it/notizie/stopfameemotiva.html


È fondamentale allora riuscire a individuare quali siano stati i cambiamenti in questione, per analizzarli razionalmente e comprenderli, sicuramente in questo caso, il sostegno di uno PSICOLOGO esperto in comportamento alimentare può essere utile a risolvere definitivamente la problematica.

Fare pace con se stessi e con le proprie debolezze è l’unico modo per sconfiggere la fame emotiva e ristabilire il giusto rapporto con il cibo e con il proprio peso. 


Credi di soffrire di "fame emotiva"?

Scrivi una mail a monicapirola@yahoo.it, descrivimi la tua situazione, insieme potremo trovare il percorso più giusto per te!


Un saluto.

Dott.ssa Monica Pirola

 

giovedì 2 gennaio 2014

Perdi peso dopo le feste!






Natale ti ha "lasciato la pancia?"
Promozione: prima visita dell'Approccio ANTI DIETA a Euro 50,00.
Se approfitti di questa offerta anche le sedute successive saranno scontate del 10% rispetto al prezzo originale.

La prima visita prevedere l'analisi della situazione psico-fisica dell'individuo e le prime strategie per iniziare da subito a migliorare il propio rapporto col cibo.

Gli incontri successivi, per chi necessita di sostegno motivazionale al percorso, verteranno:

  • sul il significato che l'individuo attribuisce al cibo
  • sulle credenze su ciò che fa ingrassare
  • sull'associazione tra cibo ed emozioni

Non lasciarti scappare quest'opportunità, solo fino a fine Gennaio!
Le sedute andranno svolte nelle sedi di Melegnano, Ossago Lodigiano (LO), Cassina De Pecchi (MI).
Per chi abita lontano, possibilità di creare pacchetti ad hoc con consulenze Via Skype Le sedute a distanza

Per tutte le informazioni: monicapirola@yahoo.it - 392.23.27.003

http://approccioantidieta.blogspot.it/
http://psicologo-melegnano.blogspot.it
http://www.monicapirola.com